Le cure palliative sono un insieme di trattamenti terapeutici, diagnostici e assistenziali ideati per garantire all’individuo la più elevata qualità di vita possibile nella fase terminale di una malattia. Regolamentato dalla Legge n. 38 del 15 maggio 2010, questo insieme di misure garantisce assistenza al paziente dalla diagnosi infausta e ai suoi familiari.

Le cure palliative sono destinate ai pazienti affetti da una malattia in fase terminale. Con questa definizione si identificano tutte quelle patologie che, per svariate ragioni, non rispondono più efficacemente alle terapie: in questo caso lo scopo non è più quello di assicurare la guarigione, bensì fornire un supporto costante per assolvere alle necessità fisiche e psicologiche del malato e dei suoi familiari.

Proprio per questa ragione, le cure palliative non possono essere considerate come delle misure che avvicinano o ritardano il momento del decesso. In linea generale, vengono garantite a soggetti la cui aspettativa di vita è inferiore ai 12 mesi. Possono però avervi accesso anche pazienti affetti da gravi patologie, ma di cui ancora non si conosce il possibile esito: è ad esempio il caso degli individui sottoposti a importanti cicli di chemioterapia, i quali potranno accedere a specifici trattamenti per migliorare la loro qualità di vita. Per questa specifica applicazione si parla più propriamente di cure palliative precoci o simultanee.

Sul fronte terapeutico, le cure palliative possono includere interventi sia farmacologici che non farmacologici. Nel primo caso, si tratta sostanzialmente di farmaci utili contro il dolore o per gestire alterazioni dell’umore, come ansiolitici e antidepressivi. Tra i metodi non farmacologici vi rientrano invece tecniche come agopuntura, massaggi e fisioterapia, nonché percorsi di tipo psicoterapico e psichiatrico. A questi si aggiungono servizi assistenziali di vario genere per il malato e la sua famiglia, affinché vengano assolte tutte le necessità psicologiche, sociali e spirituali che potrebbero manifestarsi lungo questo difficile percorso.

Oggi i trattamenti terapeutici e assistenziali del fine vita sono destinati soprattutto a individui colpiti da irreversibili malattie oncologiche, cardiologiche, respiratorie e neurologiche. Le cure palliative possono essere offerte in ospedale, al domicilio del paziente, negli hospice o in altre strutture residenziali abilitate. L’elenco delle misure disponibili, dei centri autorizzati e delle associazioni di volontariato accreditate è definito a livello regionale.

Come si interviene

Il primo aspetto che viene preso in considerazione è quello delle conseguenze fisiche della malattia sul paziente, nel tentativo di migliorarne le condizioni di vita con un approccio di tipo farmacologico. Molte patologie terminali, come ad esempio diverse forme tumorali, si possono caratterizzare per intensi e duraturi dolori: questi ultimi verranno controllati dall’equipe medica con la somministrazione di appositi farmaci, pensati per eliminare o quantomeno ridurre le sensazioni più spiacevoli. Ancora, può essere proposta una sedazione palliativa negli ultimi giorni di vita, quando il dolore non è più gestibile altrimenti.

L’approccio farmacologico va di pari passo con il supporto psicoterapico. La diagnosi di una malattia terminale può comportare nel paziente un più che comprensibile stato di confusione, alternato da momenti di ansia e altri di depressione. La psicoterapia può aiutare a gestire queste forte emozioni e, se necessario, possono essere prescritti ansiolitici o antidepressivi per rendere più sopportabile questa fase dell’esistenza. Il supporto di psicologi e psicoterapeuti può inoltre essere esteso alla famiglia, sia durante il decorso della malattia che nelle settimane successive al suo esito finale.

Non mancano poi una lunga serie di misure assistenziali, come la somministrazione di cure a domicilio se le condizioni lo permettono, sedute di fisioterapia e massaggi per rilassare i muscoli e ridurre il dolore, attività di socializzazione attiva e molto altro ancora. Alcune associazioni di volontariato si occupano anche di assistenza burocratica e abitativa, ad esempio fornendo ai parenti delle sistemazioni agevoli nelle vicinanze della struttura ospedaliera in cui il paziente è ricoverato.

Ridurre il dolore con la cannabis medica

In questa fase della vita, la cannabis terapeutica interviene sia per aspetti legati strettamente al dolore, ma anche per contrastare gli effetti negativi degli oppioidi (come ad esempio la nausea e la stipsi) e per mitigare la tensione emotiva, l’ansia e l’angoscia che può sopraggiungere nel fine vita. A seconda del problema prevalente, delle condizioni generali del paziente e delle terapie concomitanti potranno essere impiegati diversi tipi di cannabis, con concentrazioni variabili di THC e CBD, e modalità di somministrazione (orale e inalatoria) con velocità e durata d’azione differente.

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