Utile contro il dolore, la spasticità e diversi sintomi che non si risolvono con i farmaci tradizionali, la cannabis terapeutica desta l’interesse di medici, ricercatori e pazienti. In Italia, dal 2006 è possibile ricorrere a preparazioni magistrali a base di cannabis per uso medico e dal 2013 è possibile ottenere la prescrizione per il Sativex, un farmaco usato per ridurre la spasticità dovuta a sclerosi multipla.
Il Ministero della Salute ha approvato l'utilizzo medico della sostanza per trattare, oltre ai sintomi della sclerosi multipla, anche il dolore cronico, la nausea e il vomito causati dalle terapie antitumorali e da quelle per l’HIV, i disturbi legati alla sindrome di Gilles de la Toruette e la perdita di appetito dovuta a cachessia e anoressia. A livello terapeutico, la pianta può essere utile per diverse applicazioni: ecco quali sono i suoi principali benefici.
Sclerosi multipla
La cannabis terapeutica si è dimostrata efficace nel trattamento della rigidità muscolare e della spasticità causate sclerosi multipla. Secondo diversi studi, l’uso di alcuni cannabinoidi può migliorare alcuni dei sintomi legati a questa patologia. In Italia, il Ministero della Salute ha consentito l’utilizzo della marijuana medica contro la spasticità e, nel 2013 ha approvato l’introduzione di un farmaco apposito, il Sativex, che può essere prescritto con Ricetta RNRL, relativa ai medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, da rinnovare volta per volta, vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti.
Dolore cronico
Già nel 2017, un rapporto delle Accademie Nazionali di Scienze, Ingegneria e Medicina aveva indagato i possibili benefici della sostanza contro il dolore cronico. Il report evidenziava il fatto che i pazienti trattati con cannabinoidi avessero maggiori probabilità di sperimentare una significativa riduzione del dolore. Poi, qualche mese fa, un gruppo di ricercatori canadesi è tornato ad occuparsi della materia con uno studio pubblicato sul Canadian Journal of Anesthesia, che ha valutato l’efficacia della cannabis sul dolore di circa mille pazienti. Tra le persone che hanno completato lo studio, la maggior parte faceva affidamento sulla marijuana per alleviare il dolore e i risultati hanno mostrato un miglioramento nell’intensità del dolore e dei sintomi di salute generale. In Italia, è possibile ricorrere alla cannabis terapeutica per combattere il dolore cronico, nel caso i trattamenti tradizionali non si siano rivelati efficaci.
Nausea e vomito
La cannabis e i cannabinoidi sono stati studiati anche in relazione alla nausea e al vomito causati da radioterapia e chemioterapia, i due principali trattamenti contro il cancro. Diversi studi sono stati condotti in questa direzione e hanno dimostrato i benefici della marijuana medica contro la nausea, il vomito e la perdita di appetito, legati ai trattamenti antitumorali. Un recente studio ha dimostrato l’efficacia del CBD per contrastare e ridurre nausea e vomito. Inoltre, diversi medicinali a base di cannabis sono stati approvati dalla Food and Drug Administration statunitense, utilizzati proprio nel trattamento di questi sintomi. Anche in Italia, il Ministero della Salute approva l’uso della cannabis terapeutica per questo scopo.
Tumori
La marijuana medica può essere efficace anche contro diversi tipi di cancro. Nel 2007, per esempio, un gruppo di ricercatori di San Francisco ha condotto uno studio, mostrando le potenzialità del cannabidiolo (CBD), rivelatosi in grado di inibire uno dei regolatori chiave del potenziale metastatico del cancro al seno. “I cannabinoidi- avevano concluso i ricercatori- riducono la crescita delle cellule aggressive del cancro al seno umano”. Successivamente, nel 2014, i cannabinoidi sono stati identificati anche come inibitori della crescita del glioma, un tumore del Sistema nervoso centrale: studiando l’effetto di THC e CBD, sia da soli che in combinazione con la radioterapia, i ricercatori hanno concluso la possibilità dei cannabinoidi a “stimolare le cellule del glioma a rispondere meglio alle radiazioni ionizzanti e suggeriscono un potenziale beneficio clinico”.
Salute oculare
Già negli anni ’70, i risultati di alcuni studi mostravano che la cannabis terapeutica era in grado di ridurre per qualche tempo la pressione intraoculare, fattore chiave per il glaucoma, una malattia del nervo ottico, garantendo il mantenimento della salute oculare. È stato dimostrato che i cannabinoidi riescono a ridurre la pressione intraoculare se somministrati per via orale, endovenosa o per inalazione, ma non se la somministrazione avviene direttamente sull’occhio. Sembrano efficaci, quindi, pillole e iniezioni di cannabinoidi e il fumo di cannabis.
Alzheimer
Uno studio risalente al 2006 ha dimostrato che il THC è in grado di inibire l’enzima acetilcolinesterasi (AChE), marcatore patologico chiave dell’Alzheimer, prevenendo “l'aggregazione del beta-peptide amiloide (Abeta)”, che forma le placche in grado di uccidere le cellule del cervello. La cannabis terapeutica può essere quindi in grado di rallentare la progressione della malattia.
Infiammazioni intestinali
Già nel 2009, alcuni studiosi britannici individuarono un’interazione tra la marijuana medica e alcune delle cellule del nostro corpo che hanno un ruolo importante nella regolazione delle funzioni intestinali. “Le sostanze chimiche presenti nella cannabis- scrivevano- potrebbero rivelarsi un trattamento efficace per le malattie infiammatorie intestinali, la colite ulcerosa e il morbo di Crohn”. Infatti, test di laboratorio dimostravano il potenziale ruolo di THC e CBD nelle funzioni intestinali. Recentemente, anche un gruppo di ricercatori italiani ha indagato gli effetti della cannabis sull’infiammazione intestinale.
Danno cerebrale
La cannabis sembra avere anche proprietà neuroprotettive, stando agli studi su dati clinici e di laboratorio. Oltre a proteggere il cervello da un trauma, i cannabinoidi possono intervenire anche dopo un danno cerebrale, quale ictus o trauma cranico. Uno studio del 2002 ha mostrato la formazione di cannabinoidi cerebrali endogeni anche dopo un trauma cranico, nel ratto e nel topo. Non solo: “quando somministrati dopo un trauma cranico- spiegavano gli studiosi- riducono il danno cerebrale. Si notano una significativa riduzione dell'edema cerebrale, un migliore recupero clinico e una riduzione del volume dell'infarto e della morte delle cellule dell'ippocampo”.
Artrite reumatoide
I benefici della cannabis terapeutica si estendono anche ai pazienti che soffrono di artrite reumatoide. Una ricerca tedesca ha recentemente analizzato l’effetto del CBD in questo campo, mostrando la sua capacità di ridurre la vitalità e la produzione dei principali autori della distruzione articolare. Il CBD sembra quindi avere proprietà antiartritiche, che potrebbero aiutare i pazienti a combattere l’infiammazione.