Le persone che seguono una terapia con cannabis terapeutica possono donare sangue? Considerando la diffusione sempre più capillare di pazienti che, in Italia, si vedono prescritti preparati contenenti cannabis nella formulazione e aventi finalità mediche, la domanda sopra riportata è molto frequente.
Lo è anche perché, dati alla mano, quello italiano è un popolo generoso che, anche in periodi a dir poco difficili come quello pandemico, ha dimostrato di essere altruista e di non tirarsi indietro quando si parla di un gesto come la donazione di sangue, fondamentale per il buon funzionamento della sanità.
Cannabis terapeutica in Italia: la situazione attuale
Nel nostro Paese esistono due tipologie di cannabis a uso medico e autorizzati dalla legge. Si tratta delle varietà FM1 e FM2. Con una produzione che parte dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, vengono distribuiti alle farmacie per la preparazione di farmaci galenici - termine tecnico che indica i medicinali preparati nel laboratorio della farmacia stessa – che possono essere venduti solo a seguito di una prescrizione medica.
L’importanza della donazione di sangue
La donazione di sangue è un gesto che, come accennato nel paragrafo precedente, è fondamentale in diversi casi. Indispensabile per l’efficienza dei servizi di primo soccorso e per l’esecuzione di molti interventi chirurgici, il sangue è sempre al centro dell’attenzione nella quotidianità degli ospedali e di altri contesti di cura.
Come sottolineato dagli esperti della Fondazione Veronesi, per coprire l’intero fabbisogno nazionale di globuli rossi ogni Regione italiana dovrebbe raggiungere, ogni anno, la quota di 40 donazioni ogni 1000 abitanti. Purtroppo, in alcuni periodi, si è fortemente sotto a questo limite.
Quando si parla dei benefici della donazione di sangue, è importante citare anche quelli riguardanti il donatore. Nel momento in cui si dà la propria disponibilità, infatti, si entra in un sistema che, con il fine di minimizzare il rischio di raccolta di sacche di sangue infetto, permette di effettuare un check up annuale gratuito.
Ricordiamo altresì che la donazione di sangue dà una preziosa spinta al metabolismo, che si trova a dover lavorare di più per dare vita a nuove cellule.
I requisiti? Età compresa tra i 18 e i 65 anni, peso minimo pari a 50 kg, assenza di patologie croniche, valori della pressione arteriosa nella norma. L’anamnesi del donatore viene approfondita attraverso un questionario che approfondisce diversi aspetti relativi alle sue abitudini (p.e. l’esposizione, a seguito di rapporti non protetti, a MTS come l’AIDS o l’epatite).
Donazione di sangue e assunzione di cannabis terapeutica: sono conciliabili?
L’assunzione di cannabis terapeutica non è un fattore che impedisce la donazione di sangue. Come mai? Perché avviene per vie diverse rispetto a quella intramuscolare ed endovenosa. Per precisione, facciamo presente che non possono accedere all’elenco dei donatori di sangue coloro i quali seguono un trattamento con farmaci come i corticosteroidi assunti attraverso le sopra citate modalità.
Dal momento che la cannabis entra nell’organismo per via inalatoria, orale o topica, non ci sono problemi.
Essenziale è tenere presenti alcuni aspetti. Innanzitutto, va rammentato che il medico trasfusionista ha sempre l’ultima parola in merito all’esecuzione o meno della trasfusione.
In secondo luogo, va considerata la centralità del buonsenso. Se si sta seguendo un piano terapeutico che prevede anche l’utilizzo del THC, è bene comunque parlarne con il medico di fiducia e valutare il da farsi. La stessa cautela dovrebbe essere adottata pure a seguito dell’assunzione di alcol. Anche se il sangue umano si rigenera in maniera estremamente rapida, bisogna mettersi sempre nell’ottica del fatto che, quello raccolto con le donazioni, è destinato a persone che in un determinato momento hanno problemi di salute.