Negli ultimi anni, l'adozione della cannabis per scopi terapeutici ha introdotto nuove prospettive nel campo della medicina, offrendo sollievo a coloro che soffrono di una varietà di disturbi e malattie croniche. Sebbene i benefici terapeutici siano ampiamente riconosciuti e documentati, il rapporto tra le terapie con cannabis e la guida di veicoli solleva ancora una serie di questioni complesse a livello normativo.
Normativa di Riferimento
La normativa italiana attuale, rappresentata principalmente dal Decreto del 9 novembre 2015, prevede delle restrizioni specifiche per i soggetti in terapia con cannabis medicinale. Secondo quanto dettato dalla norma, chi segue questo tipo di terapia dovrebbe astenersi dal guidare veicoli e svolgere attività che richiedono allerta mentale e coordinazione fisica per almeno 24 ore dopo l’ultima somministrazione.
Tuttavia, sia gli studi attuali sul tema ma anche l’esperienza clinica maturata nel tempo con i nostri pazienti, suggeriscono che la cannabis – ai dosaggi terapeutici - non incide negativamente sulle capacità cognitive. Anzi, avviene quasi il contrario: grazie al sollievo da sintomi come dolore, spasmi muscolari e disturbi del sonno, molti pazienti riportano un miglioramento della qualità della vita e delle stesse funzioni cognitive, che è poi il fine della terapia con cannabinoidi.
Questo porta a una sorta di impasse, perché la legislazione vigente e la realtà clinica entrano chiaramente in conflitto, generando incertezza e preoccupazione tra i pazienti, a tutto svantaggio della loro autonomia e mobilità.
Rinnovo patente
Il problema si pone anche nel caso in cui occorra fare il rinnovo della patente. Se il paziente risulta positivo al THC risulta tutelato sotto il profilo penale, in presenza di una prescrizione medica, ma potrebbe comunque essere indirizzato all'ufficio patenti che potrebbe anche decidere di sospendere la licenza di guida finché non viene ripetuto un nuovo test con esito negativo. Tuttavia, questi episodi possono variare da una commissione all'altra, anche all'interno della stessa regione o tra una regione e un'altra, a conferma della libera interpretazione sul tema.
Ora che l'argomento delle terapie con cannabinoidi è molto più sdoganato rispetto al passato, può capitare – così come è capitato a noi - che dagli uffici patenti delle ASL arrivi una richiesta al medico prescrittore di una relazione particolare e un modulo, nella quale il medico deve evidenziare il dosaggio terapeutico e affermare che il paziente non è sottoposto ad alterazioni di tipo cognitivo e che, quindi, può guidare.
Sarebbe auspicabile una revisione della norma
Questa situazione poco chiara necessita evidentemente dell’intervento celere del legislatore affinché si possa fare un distinguo tra l’uso terapeutico e quello ricreativo, che può effettivamente compromettere le capacità cognitive e la sicurezza stradale. Una revisione delle norme permetterebbe di garantire la sicurezza senza limitare ingiustamente la libertà e l’autonomia dei pazienti in terapia.
a cura del Dott. Marco Bertolotto, Specialista in Terapia del Dolore e cure palliative