Le proprietà antinfiammatorie della cannabis terapeutica sono note da tempo e, anche nell’Antichità, la pianta era utilizzata per fini medici. Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata in modo particolare sulle proprietà dei cannabinoidi, dimostrando l’efficacia delle componenti della cannabis anche nel trattamento delle patologieintestinali, in particolari di quelle infiammatorie.
Cosa sono le patologie intestinali infiammatorie
Le patologie infiammatorie intestinali (dall’inglese Inflammatory Bowel Disease, IBD) sono malattie, la cui causa è ancora incerta. Si tratta di un insieme di condizioni infiammatorie croniche, che interessano il tratto gastrointestinale e che influiscono su vari aspetti della vita sei pazienti. I sintomi delle patologie infiammatorie intestinali variano a seconda della malattia da cui è stato colpito il paziente, ma i principali comprendono dolore addominale, vomito e diarrea.
Le due IBD più comuni sono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, raramente fatali, ma in grado di compromettere la qualità della vita, poiché provocano vomito, diarrea (anche ematica), perdita di peso, dolore addominale e aumentano il rischio di contrarre un cancro al colon-retto. Secondo gli studiosi, l’incidenza di IBD è in aumento in tutto il mondo, soprattutto nei paesi industrializzati, e questo rende necessario lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici, che possano rivelarsi efficaci nel trattamento delle patologie infiammatorie intestinali.
Patologie intestinali e cannabis
Una concreta possibilità potrebbe essere offerta dalla cannabis terapeutica, i cui effetti antinfiammatori sono stati riconosciuti a livello scientifico. Attualmente, le patologie infiammatori intestinali vengono trattate con farmaci indirizzati alla sintomatologia e alla soppressione della risposta immunitaria. I medicinali utilizzati in questo senso, però, possono provocare importanti effetti collaterali, che portano a una limitazione dell’utilizzo a lungo termine. Per questo, la ricerca scientifica ha iniziato ad esplorare altre possibili soluzioni e rimedi naturali. Tra questi, l’uso della cannabis terapeutica sembra essere promettente e potrebbe fornire una possibilità efficace nel trattamento delle IBD. Per secoli, la Cannabis sativa L. è stata utilizzata come analgesico e antinfiammatorio, anche per trattare disturbi gastrointestinali e diversi studi avevano individuato la presenza dei recettori dei cannabinoidi nell’intestino di alcuni mammiferi, compreso l’uomo. Ulteriori studi effettuati sui topi avevano mostrato il potenziale terapeutico della cannabis contro le malattie infiammatorie intestinali, rendendo la sostanza una possibilità terapeutica anche per l’uomo.
La ricerca italiana
Una ricerca italiana, condotta da alcuni membri dell’Università di Padova e pubblicata su Frontiers in Pharmacologynell’aprile 2021, ha indagato le relazioni tra cannabis e patologie intestinali, con lo scopo di individuare le potenzialità degli estratti della sostanza e dei suoi principali cannabinoidi “nel controllo delle alterazioni della permeabilità della barriera intestinale e dell'infiammazione intestinale”, che intervengono nelle IBD.
Lo scopo dello studio era quello di fornire ulteriori dettagli, rispetto alle ricerche precedenti in materia, sul potenziale utilizzo della cannabis nella gestione delle malattie infiammatorie intestinali. I risultati hanno mostrato l’efficacia del cannabidiolo(CBD), il componente non psicoattivo della cannabis, individuandolo come “il composto più promettente contro la condizione infiammatoria intestinale”.
Il CBD, infatti, è in grado di inibire la produzione dei ROS e di ripristinare la permeabilità epiteliale, due dei principali fattori implicati nell’avanzamento delle patologie intestinali, suggerendo una possibile applicazione del cannabidiolo “come adiuvante nella gestione delle IBD”. Nuovi studi e ulteriori sviluppi saranno necessari per approfondire il ruolo del CBD nel trattamento delle IBD, ma le ultime ricerche suggeriscono potenzialità concrete.