Il CBD – cannabidiolo - è un principio attivo naturale, praticamente privo di effetti collaterali, che ha comprovate caratteristiche antinfiammatorie e antidolorifiche. Il CBD ha un potenziale terapeutico anche in dermatologia e sebbene ci siano ancora un numero di ricerche limitate a confermarne i benefici, la cosa certa è che la biologia cutanea è modulata dal sistema endocannabinoide.
Andando a ripercorrere la storia della Cina o dell'antico Egitto, sono diverse le testimonianze che indicano l'utilizzo di preparazione a base di cannabis per trattare ferite e malattie della pelle. Di recente questo ha trovato spiegazione proprio grazie al Sistema Endocannabinoide che è presente e attivo a livello cutaneo. I componenti del SEC sono stati ritrovati su gran parte delle cellule che compongono la pelle e il loro ruolo è quello di regolatore.
Tra gli studi che hanno ulteriormente confermato la presenza dei ricettori del Sistema Endocannabinoide nella pelle ce n'è uno pubblicato nel dicembre 2020 su PubMed dal titolo “Therapeutic Potential of Cannabidiol (CBD) for Skin Health and Disorders”. Lo studio afferma che "l'applicazione topica del CBD può risultare efficaci per alcuni disturbi della pelle, quali eczema, psoriasi, prurito e infiammazioni", fornendo anche un aggiornamento sui progressi della ricerca del CBD fino a oggi e sulle potenziali aree di esplorazione futura.
Da questi studi sono anche nati prodotti al CBD studiati e testati appositamente per l’utilizzo in dermatologia. Tra questi spicca Dermohemp, una linea di prodotti - i primi registrati come dispositivi medici in Italia - dedicata a chi soffre di Dermatite Atopica, una malattia infiammatoria cronica. Grazie al cannabidiolo e ai paraprobiotici, unitamente ad altri ingredienti attivi funzionali, si ottengono netti miglioramenti che migliorano la qualità della vita del paziente.
Cannabis e Psoriasi
La psoriasi è un'infiammazione cronica della pelle di origine autoimmune: si stima che solo in Italia questa patologia colpisca circa tre milioni di persone tra i 15 e i 45 anni. La metà dei pazienti colpiti da psoriasi sviluppa la malattia prima dei 20 anni.
Questa patologia può essere trasmessa geneticamente o scatenata da una serie di fattori, come condizioni ambientali o disagi psico-emotivi. Oggi la psoriasi può essere trattata con diversi preparati topici, con la fototerapia e con terapie sistemiche. Nonostante l'efficacia di questi trattamenti, vi sono anche notevoli effetti collaterali.
Ecco perché la cannabis terapeutica potrebbe ritagliarsi un ruolo importante nel trattamento della psoriasi, stando almeno ai primi studi effettuati. I ricettori CB2, il CB1 e i ricettori PPARγ sembrerebbero quelli maggiormente coinvolti e svolgono un ruolo importante nella psoriasi. La validità dei fitocannabinoidi è stata dimostrata in vari studi pre-clinici, simi a quello appena citato sopra, migliorando i sintomi della malattia.
In conclusione, anche se l'uso della cannabis per il trattamento della psoriasi e di altre malattie della pelle potrebbe trovare un razionale d'utilizzo in funzione delle sue proprietà antinfiammatorie, nella pratica il suo utilizzo non è ancora sdoganato. Servono ulteriori ricerche per poter definire esattamente indicazioni, efficacia e sicurezza delle terapie.