IL CBD non ha un impatto statisticamente significativo sulle capacità di guida di una persona. È il risultato di uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association e condotto dai ricercatori della Lambert Initiative, che intendevano determinare l’entità e la dutata del disturbo alla guida causato dalla cannabis vaporizzata, contenente diverse concentrazioni di Δ 9 -tetraidrocannabinolo (THC) e cannabinolo (CBD).
La ricerca è stata effettuata prendendo in considerazione 26 partecipanti sani, che hanno assunto cannabis vaporizzata a prevalenza di THC, con CBD e THC equivalente, a prevalenza di CBD o un placebo. Poi, i partecipanti sono stati sottoposti a test di guida, da 40 a 100 minuti dal consumo e da 240 a 300 minuti, mentre i ricercatori hanno analizzato le reazioni durante la guida, la quantità di distrazioni, le deviazioni dalla posizione laterale (SDLP) e le oscillazioni della velocità.
I risultati mostrano che, nel corso del primo test, “l’SDLP era di 18,21 cm con cannabis a predominanza CBD, 20,59 cm con cannabis a predominanza THC, 21,09 cm con cannabis equivalente a THC / CBD e 18,28 cm con cannabis placebo”. Col passare del tempo, invece, l’SDLP si è rivelato di “19,03 cm con cannabis a predominanza CBD, 19,88 cm con cannabis a predominanza THC, 20,59 cm con cannabis THC / CBD equivalente e 19,37 cm con cannabis placebo”. La cannabis a prevalenza CBD, quindi, non ha un impatto statisticamente significativo sulle capacità di guida di una persona.
“Questi risultati indicano per la prima volta che il CBD, se somministrato senza THC, non influisce sulla capacità di guidare di un soggetto- ha commentato Thomas Arkell, uno degli autori- Questa è un’ottima notizia per coloro che utilizzano o considerano il trattamento utilizzando prodotti a basa di CBD”.
Nonostante lo sudio non riveli differenze statisticamente significative nelle capacità di guida tra soggetti che hanno assunto cannabis a predominanza CBD o placebo, i ricercatori avvertono che “la dimensione dell’effetto potrebbe non aver escluso una compromissione clinicamente importante e le dosi testate potrebbero non rappresentare necessariamente un uso comune”.