l cannabidiolo (CBD), uno dei principali componenti della cannabis, si è rivelato utile nella gestione del dolore che solitamente i farmaci tradizionali non riescono ad alleviare. È la conclusione di uno studio retrospettivo italiano, pubblicato da cannabisterapeutica.info e condotto dal dottor Domenico Quattrone del Centro di terapia del dolore del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria.
Il dolore refrattario
Non sempre i farmaci sono efficaci contro il dolore cronico. Per questo, una delle sfide principali dei sanitari è offrire una risposta immediata ed efficace contro le sindromi dolorose causate da varie patologie.
Lo studio sottolinea come circa il 25-30% della popolazione sia interessato dal dolore cronico: si tratta, cioè, di 15-18 milioni di italiani. Tra le cause principali ci sono cefalee, fastidio cervicale, patologie del sistema nervoso e artrosi. I principali farmaci risultati efficaci contro il dolore cronico sono antiinfiammatori, oppiacei e adiuvanti.
Ma non sempre, questi farmaci portano sollievo. Secondo il dottor Quattrone, infatti, “continua a sussistere una consistente popolazione di soggetti refrattari ai comuni analgesici”. In queste persone, cioè, il dolore resiste agli effetti dei farmaci. Non solo. Altri individui, infatti, hanno avuto “esperienza di effetti avversi tali da determinare l’interruzione della titolazione e della cura”. Per questo, stanno diventando sempre più oggetto di interesse i trattamenti a base di derivati della cannabis. Tra questi, “il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono i farmaci di riferimento”.
Lo studio
Lo studio svolto dal dottor Quattrone ha lo scopo di verificare l’efficacia del CBD nella lotta al dolore refrattario. Per questo, sono stati presi in considerazione 10 pazienti ambulatoriali, 6 maschi e 4 femmine, con un’età media di 59,7 anni. Questi sono stati osservati in modo retrospettivo, per 5 settimane, durante le quali è stato somministrato loro il CBD.
Le persone che hanno partecipato alla ricerca erano affette da dolore neuropatico e presentavano dolore cronico (cioè da più di 6 mesi). Questo era risultato resistente a terapie farmacologiche con oppiacei e adiuvanti e a “procedure analgesiche di neuro modulazione nervosa periferica o midollare”.
Ai pazienti è stato somministrato il CBD Act Forte Oil Gocce, prodotto dall’dell’azienda Flower Pharm in modo controllato e certificato. La dose minima analgesica è stata inizialmente di 20 mg per due volte al giorno, con incrementi di 20 mg ogni 5 giorni.
L’obiettivo dello studio era quello di “testare la sicurezza e l’efficacia clinica della somministrazione di CBD in pazienti affetti da dolore refrattario” in alcune patologie.
Risultati: il CBD è utile contro il dolore refrattario
Dopo 28 giorni, i pazienti hanno riportato “un decremento di almeno il 30% dell’intensità del dolore”. Inoltre, le persone che hanno partecipato allo studio hanno riferito di un aumento della quantità e della qualità del sonno.
In conclusione, lo studio condotto da Quattrone mostra che il CBD Act Forte Oil “si è rivelato utile nella gestione del dolore refrattario, caratterizzato da elevata complessità fisiopatologica e clinica”. La ricerca, però, presenta dei limiti, primo fra tutti la quantità delle persone che hanno partecipato alla sperimentazione: lo studio si è basata su 10 pazienti, un numero esiguo, che non può essere considerato rappresentativo.
Per questo, saranno necessari studi ulteriori e comprendenti più pazienti: “Stiamo già andando avanti- ha spiegato l’autore dello studio retrospettivo a Cannabisterapeutica– Abbiamo esteso le indicazioni a tante altre forme di dolore”. L’obiettivo finale è quello di arrivare a trasformare questa esperienza in una “pubblicazione in letteratura scientifica”.