La fisiologia del dolore cronico non si limita solo all’aspetto fisico, allo stimolo nocicettivo e alla neurofisiologia. Entrano in gioco anche fattori sensoriali, cognitivi ed emotivi. A condizionare la nostra sensazione di dolore ci sono anche due fattori importanti come l’alimentazione e lo stile di vita che conduciamo.
A parlarne di recente è stato lo studio pubblicato dalla American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation, dal titolo: "Lifestyle and Chronic Pain across Lifespan". Il concetto è assai semplice, ma non affatto banale. Tutto ciò che ruota intorno a noi può contribuire a generare ulteriore dolore o a sentirne meno. La dieta, il sonno, lo stress, l’inattività fisica e il comportamento sedentario, lo smog, il fumo: tutti questi fattori influiscono sul dolore cronico, poiché mandano al nucleo delle nostre cellule dei messaggi fuorvianti che, nel corso degli anni, influiscono negativamente sulla percezione del dolore.
L’importanza della dieta
Per dieta s’intende il nutrimento che forniamo alle nostre cellule attraverso ciò che ingeriamo. Tutto quello che mangiamo influisce sul nostro organismo, perché viene trasformato in nutrienti. Questi arrivano alle cellule, nutrendole, dando loro al contempo un messaggio su come comportarsi. Dunque, se si mangia in maniera errata, le nostre cellule col tempo produrranno cose che non dovevano produrre. Iniziano cioè a darsi un setting, una formazione, una costituzione che favorisce il dolore cronico.
Fondamentale rispettare i ritmi circadiani
Il sonno non è qualcosa di passivo. In quella fase, durante la notte, il nostro cervello svolge una serie di attività che sono rigeneranti: se non si dorme, non si sta bene. Quando manca il sonno, manca una fase importante della propria vita. Siamo fatti per rispettare dei ritmi circadiani – giorno e notte – e se questi non vengono rispettati o interrotti, il corpo ne risente. Per esempio, se ci si alzasse nel cuore della notte e si iniziasse a mangiare, si andrebbe ad alimentare il corpo in un momento in cui invece dovrebbe stare a digiuno, perché in fase catabolica. Si verrebbe così a creare uno sconquasso a quelle cellule che erano in fase di riposo e che stavano svolgendo un compito diverso.
Non è un caso che, nella medicina moderna, si faccia molta più attenzione alla nutrizione anche quando si parla dello sviluppo delle malattie neurodegenerative: il sistema nervoso centrale è alimentato da ciò che mangiamo ed è dunque altamente influenzato dalla tipologia di cibo che ingeriamo. La corretta alimentazione e uno stile di vita sano sono, dunque, la prima vera arma contro il dolore cronico.