I principi attivi della cannabis più studiati e conosciuti in ambito terapeutico sono sicuramente il CBD e il THC. Ma quando si parla in generale delle proprietà terapeutiche della cannabis, spesso non si fa riferimento a un solo cannabinoide, ma a una combinazione di tutti i componenti della pianta. Si parla, cioè, dell'effetto entourage.
Di cosa si tratta
L'effetto entourage è il termine che usiamo per descrivere il lavoro sinergico tra fitocannabinoidi e terpeni della cannabis, un'azione complementare tra questi elementi contenuti negli estratti naturali di cannabis che può rafforzare l'indice terapeutico dei preparati e allargare così il campo d'utilizzo. A parlare dell'effetto entourage per la prima volta nel 1998 è stato il Dottor Raphael Mechoulam, lo stesso ad essere riuscito a isolare il THC nel 1964. Negli anni di ricerca sull’argomento, è stato possibile confermare che più la scienza impara dai singoli cannabinoidi e terpeni e sulla loro interazione sfumata, più saremo in grado di dar vita a delle formulazioni più efficace sia per il benessere generale che per gestire malattie a condizioni specifiche.
Gli studi in merito
Da molti anni i ricercatori sono impegnati a conoscere a fondo i singoli cannabinoidi e terpeni e la loro interazione sinergica. Nel 2019, Ethan Russo ha condotto una meta-analisi di altri 11 studi che hanno coinvolto 670 pazienti per studiare il ruolo delle varietà di cannabis nell'effetto entourage. Lo studio ha messo in evidenza che un mix di THC e CBD, come si trova nei prodotti a base di cannabis a spettro completo, è stato utile per una serie di patologie: "THC: rapporto CBD di 1: 39,4 [...] si preannuncia applicabile al trattamento di numerose condizioni cliniche, tra cui dolore, infiammazione, disturbi fibrotici, dipendenza, ansia, depressione, malattie autoimmuni, condizioni dermatologiche, e il cancro". Appena un anno prima, un altro studio dal titolo "Stimare l'effetto entourage" ha messo in luce l'efficacia antitumorale della cannabis sottolineando: "i nostri risultati suggeriscono che i preparati standardizzati di farmaci a base di cannabis, piuttosto che i cannabinoidi puri, potrebbero essere considerati parte dell'armamentario terapeutico per gestire il cancro al seno".