Una recente indagine condotta da CLINN, in collaborazione con SWG, ci ha permesso di avere una panoramica sull’utilizzo della cannabis medica in Italia e, contestualmente, conoscere ancor più approfonditamente l’opinione dei nostri pazienti sul percorso di cura con la cannabis.
In particolare, il campione di pazienti era composto da 217 persone (62% donne e 38% uomini) divisi in queste classi d'età: Over 54 anni (55%), 45-54 anni (21%), 35-44 anni (15%), 18-34 anni (9%).
Gli aspetti più interessanti
L'indagine ha rilevato che il 41% degli intervistati ha seguito la terapia a base di cannabis senza l'ausilio di altri farmaci, affidandosi esclusivamente ai benefici derivanti dalla sua assunzione. Questa percentuale riflette le motivazioni principali che spingono i pazienti a optare per la terapia con cannabinoidi: il 62% decide infatti di adottarla in seguito all'inefficacia delle terapie precedenti e per il 40% proprio per volontà di non assumere altri farmaci.
Benefici tangibili
Ciò che emerge nettamente da questa indagine è che la maggior parte dei pazienti ha riscontrato un progresso della propria condizione di salute, segnalando in particolare un'attenuazione dei sintomi e un miglioramento della qualità della vita. Soltanto il 17% degli intervistati ha riscontrato effetti collaterali lievi, che si limitano principalmente a vertigini, sonnolenza e aumento dell'appetito.
I (già noti) problemi burocratici
I risultati dell'indagine hanno evidenziato che l'approccio a questa terapia spesso non parte dal medico curante, bensì dalle segnalazioni provenienti da amici e parenti o dall'insoddisfazione per i trattamenti seguiti in precedenza. Questo dato conferma come ci sia ancora molto lavoro da fare nella comunità scientifica, che spesso sconosce o conosce per sommi capi questa strada terapeutica.
Altra nota stonata è quella relativa alla disponibilità del farmaco: una significativa quota del campione (44%) ha dichiarato di aver incontrato difficoltà nell'approvvigionamento di cannabis, situazione che ha portato a una sospensione temporanea della terapia o alla necessità di ricorrere a canali alternativi di approvvigionamento. Si tratta di un problema sul quale si sta lavorando in prospettiva, aumentando i livelli produttivi. La scarsa aderenza terapeutica rischia fortemente di rendere inefficace le cure.
Se ne parla principalmente in famiglia
Il rapporto di CLINN e SWG ha comunque sottolineato la percezione positiva della terapia da parte di amici e familiari degli intervistati, che tendono a reagire con curiosità alla notizia piuttosto che stigmatizzarla. Tuttavia, le cose sembrano notevolmente cambiare nel contesto lavorativo, dove prevale una maggiore prudenza nella condivisione di questa esperienza, molto probabilmente per evitare pregiudizi che, comunque, stentano a scomparire del tutto.
In chiusura, i risultati di questo sondaggio mettono in luce sia i benefici percepiti da chi utilizza al cannabis che le sfide e le barriere che ancora persistono. Come abbiamo più volte ribadito, è necessaria una capillare formazione e divulgazione scientifica, fondamentale per guidare i futuri sforzi verso il miglioramento dell’accessibilità delle cure con cannabis.