I ricercatori hanno individuato una nuova classe di cannabinoidi. La scoperta, che aggiunge un tassello al puzzle dei principi attivi della cannabis, è tutta italiana. A partire dal team che ha condotto lo studio, pubblicato su Scientific Reports, la rivista scientifica legata a Nature, fino alla varietà di cannabis utilizzata, la FM2, e al finanziamento pubblico. Nel gruppo di ricercatori anche Giuseppe Cannazza, ricercatore all’Università di Modena e Reggio Emilia e consulente OMS nel processo di revisione sulla cannabis, e Livio Luongo, della Divisione di Farmacologia dell’Università degli studi della Campania “L. Vanvitelli”.
La pianta della cannabis contiene centinaia di principi attivi e la ricerche recenti “hanno rivelato l’esistenza di nuove serie di fitocannabinoidi oltre a quelle degli orcinoidi, varinoidi e olivetoidi, appartenenti al cannabidiolo (CBD) e ai cannabinoidi di tipo Δ 9 -tetraidrocannabinolo (Δ 9 -THC)”. Si tratta del Cannabidiexolo (CBDH) e Tetraidrocannabiexolo (THCH).
“Nel tentativo di fornire una caratterizzazione completa della varietà di cannabis FM2“, spiegano gli scienziati, è stata individuata la nuova serie di cannabinoidi, omologhi a CBD e THC: “Il presente lavoro- si legge nel testo- ha ampliato l’ambito dell’identificazione dei cannabinoidi completando la serie di omologhi con differenti catene laterali alchiliche”.
La scoperta ha aperto nuovi dubbi e fatto sorgere nuove domande sull’attività dei nuovi cannabinoidi e sui loro effetti farmacologici. La ricerca ha isolato il CBDH, valutando la sua attività farmacologica in vivo nei topi: nonostante l’attività analgesica, nella varietà FM2, la concentrazione di CBDH risulta troppo bassa per esercitare un effetto farmacologico.
I risultati, ha spiegato Luongo, “hanno evidenziato innanzitutto il fatto che alzando la concentrazione aumenta l’effetto analgesico. Ora bisognerà indagarle ulteriormente, sperimentandole in problematiche importanti come il dolore cronico e neuropatico, nell’isolamento sociale”.