Olio di cannabis in capsule, per facilitare la somministrazione medica della sostanza per via orale. È l’idea di un gruppo di ricercatori italiani che, dopo aver sviluppato una tecnica di estrazione dell’olio e aver definito una procedura standard per la preparazione di una monodose in capsule, ha valutato la stabilità e la qualità di questi estratti oleosi. Lo studio, sostenuto dai Fondi ricerca locale dell’Università degli studi di Torino forniti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), è stato pubblicato lo scorso febbraio sulla rivista Multidisciplinary Digital Publishing Institute.
La somministrazione in Italia
In Italia, negli ultimi anni, la legislazione ha aperto le porte all’uso della cannabis in campo terapeutico, per trattare alcune patologie resistenti ai farmaci convenzionali o per alleviarne i sintomi. Ad oggi, solamente lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze è autorizzato a produrre la sostanza, che viene per gran parte importata.
Le varietà di cannabis che possono essere somministrate a scopo terapeutico nel nostro paese sono due: la FM2 e la FM1. La FM2 è disponibile dal 2016 e, come ricorda lo studio, viene fornita sotto forma di infiorescenze essiccate e macinate, contenenti dal 5 all’8% di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e dal 7,5 al 12% di cannabidiolo (CBD). Dal 2018 è disponibile anche la FM1, che contiene una quantità di THC compresa tra il 13 e il 20% e una quantità di CBD inferiore all’1%.
La legge permette la somministrazione di cannabis terapeutica sia per via orale, che per inalazione. I ricercatori hanno ricordato che “la somministrazione per inalazione è da considerarsi come un’opzione di seconda scelta e deve essere selezionata solo quando la somministrazione orale non produce gli effetti farmacologici desiderati o quando il medico lo ritiene opportuno”. Per somministrare la cannabis in modo orale, solitamente si fa ricorso ai decotti. Ma è possibile anche fornire la sostanza come estratto oleoso.
Le capsule con olio di cannabis
Per la somministrazione orale, oltre al decotto è possibile utilizzare l’olio estratto dalla cannabis. Ma, in merito a questo tipo di somministrazione, “mancava uno studio comparativo esaustivo che indagasse gli aspetti tecnici delle procedure di preparazione per formulazioni a base di Cannabis per scopi medici”. Per questo, nel 2018, gli autori dello studio avevano sviluppato un particolare metodo di preparazione, chiamato β-4, “che ci ha permesso di ottenere una quantità significativamente maggiore di THC e CBD rispetto a quelle dell’estrazione dell’acqua (decotto) o dell’estrazione dell’olio utilizzando i precedenti metodi noti più utilizzati in Italia”.
Lo scopo della ricerca recente era quello di studiare la stabilità degli oli ottenuti con il metodo precedentemente testato. Inoltre, per facilitare il consumo della cannabis terapeutica, “è stata definita una procedura standard per la preparazione di un preparato monodose per uso orale (capsule rigide) contenente l’estratto di olio”. Poi, gli studiosi hanno valutato qualità e stabilità. I risultato hanno mostrato che il processo di incapsulamento “non ha alterato la quantità di molecola attiva presente nell’olio” e anche i test di stabilità hanno dato risultati soddisfacenti: “Gli oli β-4 sono rimasti stabili fino a 180 giorni non solo se conservati in frigorifero, ma anche se conservati a temperatura ambiente”.
L’olio di cannabis somministrato tramite capsule offre diversi vantaggi, poiché, data la forma, è facilmente trasportabile e somministrabile ed è risultato stabile per lunghi periodi di tempo, anche a temperatura ambiente. Tutto ciò, spiegano gli autori dello studio, “faciliterebbe l’aderenza alla terapia da parte dei pazienti in trattamento”. Inoltre, la forma riconducibile ai farmaci generici può essere utile per la costituzione di un gruppo di controllo con placebo in un’eventuale sperimentazione clinica.