Quali sono le potenzialità della cannabis nel ridurre o fermare la proliferazione delle cellule tumorali? È proprio la domanda a cui una nuova ricerca italiana tenterà di dare una risposta. Lo studio prende il titolo di "Caratterizzazione chimica e studio delle proprietà antiproliferative in vitro di estratti di Cannabis sativa L” e sarà frutto dell’intesa tra la startup Canax e il Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
La ricerca avrà una durata di 12 mesi e si svolgerà sotto la direzione scientifica della Prof.ssa Federica Pellati, Professore Associato di Chimica Farmaceutica, e del Prof. Lorenzo Corsi, Professore Aggregato di Farmacologia.
La ricerca del gruppo di lavoro modenese riguarda la caratterizzazione chimica di varietà non psicotrope di Cannabis sativa L, realizzata con metodologie analitiche avanzate basate sulla tecnica della cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) accoppiata a spettrometria di massa ad alta risoluzione (HRMS). "La ricerca consentirà di valutare le proprietà antiproliferative di estratti di Cannabis sativa evidenziando come la conoscenza dei viventi sia importante per l’individuazione di molecole bioattive e per la tutela e la conservazione della biodiversità e dell’ambiente”, ha detto la direttrice del Dipartimento di Scienze della Vita, Professoressa Lorena Rebecchi.
Gli altri studi più recenti sul tema cannabis e cancro hanno evidenziato aspetti incoraggianti, in particolar modo contro il cancro al seno e quello alla prostata. Tuttavia, i meccanismi che hanno portato a questi risultati non sono ancora chiari e occorre approfondire con ulteriori studi.
La cannabis, però, rappresenta già una solida certezza nel supporto alle terapie oncologiche, con benefici sul controllo delle complicanze più frequenti, quali nausea, vomito e neuropatie, oltre che per il trattamento dei sintomi associati alla patologia primaria, come dolore, astenia e depressione.