Un gruppo di ricercatori italiani afferenti alle università di Modena e Reggio Emilia, la Sapienza di Roma e l’Università della Campania, unitamente al Consiglio nazionale delle ricerche, ha portato alla luce un nuovo fitocannabinoide con una ricerca pubblicata sulla rivista Nature. Si tratta del THCP – tetraidrocannabiforolo - che è risultato essere fino a 33 volte più efficace del THC.
I cannabinoidi prodotti dalla pianta di canapa sono più di 100: tra questi, i più conosciuti - e presenti in maggior quantità - sono gli ormai famosi CBD e THC, rispettivamente cannabidiolo e delta-9-tetraidrocannabinolo. A quelli già conosciuti, si aggiunge ora il THCP.
L’équipe di ricercatori italiani ha lavorato sulla Cannabis FM2, una varietà di cannabis che presenta una percentuale bilanciata di THC e CBD, isolando per la prima volta al mondo il THCP. Si tratta di un lavoro importante che apre nuove possibili strade in ambito terapeutico: considerando che questo principio attivo risulta essere una trentina di volte più efficace del THC si potrebbe utilizzare per raggiungere gli stessi scopi curativi usando dosi molto minori: sarebbe un grande vantaggio, considerando la scarsità della materia prima.
Il prossimo passo sarà cercare il THCP in altre varietà di cannabis. L’obiettivo è cercare una varietà che sia in grado di produrre quantità più rilevanti del THCP, poiché la FM2 usata per la sperimentazione ne produce davvero una quantità irrilevante per poter avere effetti di tipo terapeutico. Inoltre, occorre caratterizzarne meglio le proprietà comprendendo se e come queste vengano replicate nell’essere umano.
“Abbiamo appena aperto la porta, c’è da lavorare per un’intera generazione”, hanno affermato i ricercatori lasciando intendere come siano ovviamente necessarie ulteriori approfondimenti sui benefici e sui potenziali rischi.