L’artrosi è una malattia che si manifesta nelle articolazioni, provocandone un deterioramento e una progressiva diminuzione del movimento, alterando la struttura delle cartilagini. Questa patologia si manifesta attraverso l’usura del tessuto che ne permette lo scorrimento, fino a scomparire completamente.

Quando la cartilagine viene a mancare, le ossa si ritrovano a sfregarsi in presenza anche di piccoli movimenti, provocando dolore anche di grande entità, tumefazioni e modifiche all’apparato scheletrico e ai legamenti coinvolti.

A essere particolarmente colpite sono le articolazioni che quotidianamente vengono coinvolte in misura maggiore, come le ginocchia e le anche, fino a raggiungere anche quelle più piccole delle mani e della colonna vertebrale. A causa della sua natura progressiva, questa patologia tende a peggiorare con il progredire dell’età a cui è direttamente correlata. Tende infatti a comparire tra i 40 e i 45 anni, in particolare nella popolazione di sesso maschile, fino a progredire con un picco massimo nella fascia di età degli ultrasettantenni, in particolare tra le donne.

L’artrosi viene classificata come primitiva e secondaria. A determinarne la tipologia è, nel primo caso, l’insorgenza senza alcuna causa scatenante, mentre la seconda deriva dalla presenza di sovraccarico funzionale (come l’obesità), deformità di tipo congenito o acquisito nel corso degli anni (postura errata, per citare un caso comune, dovuta a disordini dell’apparato scheletrico o da lavori pesanti), traumi pregressi (legamenti deboli), processi infiammatori (artrite reumatoide) o infettivi.

Cosa comporta?

Il sintomo principale che caratterizza l’artrosi è il dolore, anche di grave entità, che si presenta al risveglio o alla ripresa del movimento dopo una fase di riposo. Se riportato nel sonno, il dolore può essere talmente forte da provocare il risveglio nella persona colpita. Con il progredire della patologia, tale sindrome dolorosa può arrivare a persistere anche in posizione statica, a riposo, con un acuirsi dovuto a cambiamenti meteorologici (come l’arrivo della pioggia).

In ogni caso, la rigidità delle articolazioni al risveglio può variare di durata, partendo da pochi minuti fino a circa mezz’ora, per poi cambiare in base alle condizioni di coloro che ne sono affetti. A volte le articolazioni presentano dei gonfiori, doloranti al tatto, accompagnati da dolore in fase di movimento dovuto principalmente alla degenerazione dei capi articolari. Inoltre, non infrequente è il blocco delle articolazioni stesse legato a contratture muscolari, generate dal corpo stesso per impedire di effettuare il gesto che causerebbe fitte acute nella sede colpita. Sebbene l’incidenza di perdita della funzionalità sia estremamente bassa, solo in caso di polso e anca, è possibile che negli stati più avanzati di artrosi possano comparire lussazioni e deformità, in particolare a carico delle falangi, del ginocchio, compressioni delle radici dei nervi spinali (in caso di osteoartrosi della colonna vertebrale) o alluce valgo.

Cannabinoidi, quando possono aiutare contro l’artrosi

La terapia con cannabinoidi non è la prima scelta per trattare il dolore di tipo artrosico. Viene proposta soprattutto nei casi di farmacoresistenza, ossia dove altri farmaci non controllano adeguatamente il dolore e/o portano ad eccessivi effetti collaterali. I cannabinoidi contribuiscono al sollievo dal dolore cronico, grazie all’azione miorilassante ed antalgica del THC ed a quella antinfiammatoria ed immunomodulante del CBD.

Sicuramente, tra le molteplici patologie per cui i cannabinoidi hanno frequentemente successo, il dolore articolare su base artrosica non rappresenta una delle principali indicazioni terapeutiche, soprattutto nelle fasi acute. Il singolo paziente potrebbe beneficiare del trattamento per altri aspetti collaterali (rigidità muscolare, disturbi dell’umore, insonnia, dolore cronico, effetti collaterali di altre terapie) che verranno valutati in sede di visita.

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